Più che finestre sul mondo esterno, quelle di Lia Castel sono tavole di informazioni, frutto di sovrapposizioni infinite di: sensazioni, percezioni, parole, forme geometriche, amanti, animaletti. Il risultato di questo suo lavorio è un testo, apparentemente caotico e insensato, a uno sguardo più attento può svelare il suo ordine segreto e la sua traiettoria nascosta. Sarebbe un errore considerare l’opera di Lia Castel semplicemente come il frutto di un’azione ossessiva fatta a scopi terapeutici. Non c’è nessun fine in tutto questo, nessun fine predefinito, è piuttosto un’espressione di vitalità interiore, non inquinata da mediocri pudori borghesi o da fasulle esibizioni di equilibrio psicologico, nessun moralismo, nessun funzionalismo, niente di naturale, niente di ideologico, niente di terapeutico, ma un “semplice” e autentico, sgorgare incessante, infinito… una fontana, o forse una nuova località turistica “Castellarina Santa”.